Mentre i musei italiani riaprono, i visitatori accorrono per l’ultima possibilità di vedere riunito il capolavoro di Bologna distrutto 300 anni fa

Un capolavoro del Rinascimento bolognese è tornato nella città natale per la prima volta dopo 300 anni. La mostra a Palazzo Fava di Bologna aveva precedentemente chiuso in anticipo a causa della pandemia, ma dalla scorsa settimana è stato permesso di riaprire di nuovo, il che significa che i visitatori hanno fino al 15 febbraio per intravedere la rara esposizione.

Il Polittico Griffoni – un dipinto di 16 pannelli datati tra il 1470 e il 1472 – fu creato da Francesco del Cossa e Ercole de’ Roberti per la cappella privata della famiglia Griffoni nella Basilica di San Petronio a Bologna. Il cardinale Pompeo Aldrovandi smembrò l’opera nel 1725, e i pannelli si dispersero gradualmente. Oggi si trovano in nove musei internazionali, tra cui la National Gallery di Londra, la National Gallery of Art di Washington, i Musei Vaticani e il Louvre di Parigi.

Nella sala tre della mostra vengono proiettate sulle pareti ricostruzioni digitali del Polittico e disegni relativi alla sua composizione Foto: Paolo Righi

La composizione comprende pannelli circolari e rettangolari di varie dimensioni che ritraggono santi importanti; è rinomata per il suo dettaglio virtuoso, la potenza espressiva e l’originalità della sua predella, che rappresenta i miracoli di San Vincenzo Ferrer in una lunga scena ininterrotta. A cavallo tra lo stile gotico e quello rinascimentale, l’opera prefigura i pittori della scuola bolognese come i Carracci, che sarebbero fioriti pochi decenni dopo.

Gli storici dell’arte hanno a lungo sognato di ricomporre l’opera e, per questa mostra, i curatori Mauro Natale e Cecilia Cavalca hanno trascorso due anni cercando di assicurarsi i molteplici prestiti. “Abbiamo dovuto convincere i vari musei dell’idoneità dello spazio espositivo”, racconta Natale a The Art Newspaper. “Dopo che Washington e Londra hanno accettato, gli altri sono saliti a bordo”, dice.

Eppure la pandemia ha reso la mostra un affare a singhiozzo. L’apertura prevista per marzo 2020 è stata posticipata a causa del blocco, e non ha avuto luogo fino a maggio; mentre il Ministero della Cultura italiano aveva esteso i prestiti a metà febbraio 2021 per allora, il peggioramento della situazione sanitaria ha fatto sì che la mostra dovesse essere chiusa a novembre dello scorso anno. In un colpo di scena finale, i musei di tutta Italia sono stati autorizzati a riaprire alla fine del mese scorso. Questo ha fornito ai visitatori un’ultima possibilità di vedere il Polittico.

Palazzo Fava ha visto centinaia di visitatori ogni giorno da quando ha riaperto il 1° febbraio Foto: Paolo Righi

La mostra – che ha registrato una media di 300 visitatori giornalieri dalla riapertura del 1 febbraio, secondo un addetto stampa – esplora la creazione del Polittico; ipotetici tentativi di ricostruire i pannelli attraverso i secoli; e la configurazione originale dell’opera, come confermato da uno schizzo del XVIII secolo scoperto negli anni 80.

Mostrati individualmente, i pannelli superiori con sfondi dorati hanno uno stile più antico, mentre gli sfondi architettonici nei pannelli inferiori conferiscono un aspetto più moderno. Esporre i pezzi in una stanza affrescata da opere della famiglia Carracci (forse inavvertitamente) allude agli artisti della scuola bolognese che, alla fine del XVI secolo, erano all’orizzonte.

La mostra ha suscitato emozioni contrastanti nel suo curatore. “Vedere i pannelli a Bologna è un’esperienza straordinariamente potente”, ha detto Natale. “Questo ha reso le persone in città dolorosamente consapevoli di quanto l’opera sia mancata”.

Mostra Palazzo Carignano

All’interno degli Appartamenti barocchi di Palazzo Carignano, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, in stretta collaborazione con  la Direzione Regionale per i Beni Culturali del Piemonte,  ha allestito la mostra dedicata a Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (1661-1713), autore di quasi tutte le decorazioni a fresco di Palazzo Carignano.

Formatosi tra Milano, Bologna e Roma, ove si avvicinò al grande principe dell’Accademia, Carlo Maratta, il Legnanino divenne ben presto uno dei maestri più noti del suo tempo, specie nel campo della grande decorazione a fresco e delle pale d’altare. Rendono testimonianza della sua qualità tra l’altro le imprese realizzate in Piemonte, a Novara e soprattutto a Torino: la capitale sabauda conserva infatti tra l’altro le splendide prove nella cappella della Congregazione dei Banchieri e dei Mercanti e nell’attuale Palazzo Barolo.

La mostra, ideata e curata dal Soprintendente Edith Gabrielli, si sviluppa intorno ad una trentina di opere, provenienti da chiese, palazzi e musei di tutta Italia. In buona parte esse spettano allo stesso Legnanino, come la pala per la chiesa romana di San Francesco a Ripa – la prima opera nota – o il grande telero di Miasino.

Altre, invece, testimoniano il lavoro dei maestri e dei contemporanei, da Carlo Maratta, presente con tre prove d’eccezione, tra cui la Fuga in Egitto di Sant’Isidoro, a Andrea Pozzo fino a Daniele Seyter: di quest’ultimo in particolare, grazie alla concessione della Procura della Repubblica, si presenta una splendida pala per la chiesa torinese di Santa Cristina, attualmente sotto sequestro giudiziario. L’allestimento è  curato dall’architetto Rino Simonetti, a cui si deve inoltre la direzione degli interventi di restauro nel Palazzo.

Palazzo Carignano

Palazzo Carignano, progettato nella seconda metà del Seicento da Guarino Guarini, è un edificio storico nel centro di Torino, considerato da sempre uno dei più pregevoli esempi di Barocco europeo. Il Palazzo, legato in particolar modo alla storia Risorgimentale italiana, fu destinato inizialmente ad ospitare il primo Parlamento Subalpino poi il Consiglio di Stato.

Dopo oltre mezzo secolo, riaprono al pubblico gli Appartamenti barocchi, la parte certamente più spettacolare del Palazzo. Con il restauro di questi ambienti, che ospitarono tra l’altro lo studio del conte di Cavour, in occasione delle celebrazioni dell’Unità d’Italia nasce a Torino un nuovo percorso museale che comprende: l’Appartamento di Mezzogiorno, noto anche come “Appartamento dei principi” e famoso per lo splendore delle boiseries e degli specchi che ne rivestono le pareti, l’Appartamento di Mezzanotte, lo splendido scalone monumentale, che conduce al Parlamento Subalpino e visibile nel percorso. Oltre a questi ambienti, saranno visitabili anche alcune zone da sempre chiuse al pubblico e dunque in qualche modo ‘segrete’, come le scale elicoidali su piazza Carignano e i suggestivi sotterranei.

Informazioni
Informazioni e prenotazioni
199.75.75.17

Orari
Dal martedì alla domenica, dalle ore 9.30 alle ore 19.00,
(chiusura biglietteria ore 18)
Chiuso il lunedì.

Biglietti
Intero: € 10,00;
Ridotto: € 8,00, per maggiori di 65 anni, gruppi di oltre 15 persone, possessori del biglietto del Museo del Risorgimento e categorie convenzionate;
Ridotto speciale: € 4,00 per scuole e minori di 18 anni;
Gratuito: per titolari della Torino+Piemonte Card e abbonati 2011, minori di 6 anni, due insegnanti per classe, disabili con un accompagnatore.

Modalità di visita
L’accesso agli ambienti espositivi è programmato con visite guidate a partenza fissa ogni 30 minuti per un massimo di 25 persone. E’ consigliata la prenotazione.
La visita guidata e il servizio di prenotazione sono gratuiti, in quanto già compresi nella tariffa di ingresso.
Il biglietto della mostra da diritto all’ingresso gratuito a Palazzo Barolo e alla Cappella della Congregazione dei Banchieri e dei Mercanti, oltre all’ingresso ridotto al Museo Nazionale del Risorgimento.

Didattica
Alle scuole e alle famiglie sono dedicati speciali percorsi di visita con materiali didattici e momenti di animazione: “Alla scoperta dei segreti di Palazzo”, visita laboratorio , “Un giorno da Principe”, visita animata

Info e prenotazione: 02.4335.3522

7 dei musei più affascinanti d’Italia sono a Torino, seriamente stupefacente e sottovalutata

Torino è una delle città più straordinarie d’Italia e, nonostante le numerose attrazioni e la sua fama di sede delle Olimpiadi del 2006, rimane una destinazione poco conosciuta da molti viaggiatori americani. Come prima capitale d’Italia (e capitale non ufficiale del cioccolato), sede della famiglia reale per secoli e il suo nucleo automobilistico (la Fiat è stata fondata qui), Torino serve un intrigante mix di offerte culturali, dalle glorie dell’antico Egitto allo splendore del cinema contemporaneo. Ecco sette esperienze museali da non perdere.

1. PALAZZO REALE. Un collage di regni, ducati e repubbliche prima dell’unificazione, e una monarchia fino al 1946, l’Italia mantiene la memoria del suo passato reale nei grandi palazzi che si trovano in diverse parti del paese, dal Piemonte alla Sicilia. Alcune delle residenze reali più notevoli si trovano a Torino e dintorni, a lungo la sede della famiglia regnante Savoia, che ha esteso il suo potere da un ducato a nord-ovest della città a tutta l’Italia dopo l’unificazione nel 1861. Risalente al XVI secolo, il Palazzo Reale, come Roma, non fu costruito in un giorno, ma piuttosto nel corso di decenni da una serie di architetti che eseguirono le loro commissioni negli stili barocco e poi neoclassico popolari all’epoca. C’è molto da vedere in questo complesso: sale di ricevimento adeguatamente regali (anche le camere per i camerieri e i paggi sono grandiose); una galleria d’armi (Armeria Reale) che ha affascinato un gruppo di chiassosi scolari italiani il giorno della mia visita; la Galleria Sabauda, che ospita le importanti collezioni d’arte della famiglia Savoia, con opere di Van Dyck, Botticelli, Tiepolo, Fra Angelico e Bellini; e un museo (Museo di Antichità) che espone manufatti romani e greci.

2.PALAZZO MADAMA (E IL MUSEO CIVICO D’ARTE ANTICA). Una visita a Palazzo Madama, che Napoleone una volta reclamò per sé, è come fare un corso di storia dell’arte. Qui, tra la collezione di 70.000 pezzi del Museo Civico, ti imbatterai in arte, manufatti e oggetti decorativi che vanno dal Medioevo al periodo barocco in uno spazio squisito che una volta era la casa delle potenti duchesse sabaude, che servirono come reggenti fino alla maturità dei loro figli. Una di queste consorti, Maria Giovanna di Savoia (1644-1724) arricchì notevolmente l’aspetto del palazzo, che alla fine prese parte del suo soprannome, “madama reale”, come nome proprio.

3. IL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA. Il centro cinematografico più conosciuto d’Italia rimane gli studi di Cinecittà a Roma, ma Torino ha giocato un ruolo chiave nell’evoluzione dell’industria cinematografica del paese. Qui si trova il museo del cinema più esteso d’Italia, una stravaganza visiva creata dallo scenografo Francois Confino e nascosta nell’iconica Mole Antonelliana della città. Il museo è un deposito di tutto ciò che riguarda il cinema, con una vasta biblioteca di film, sezioni dedicate a diversi generi cinematografici, set ricreati e cimeli storici che vanno da sceneggiature di riferimento, costumi e accessori come le maschere di Star Wars a oggetti personali come la sciarpa rossa e le lettere di Federico Fellini. Prendete l’ascensore trasparente fino alla cima del museo per una vista spettacolare della città, delle Alpi e della campagna. Nelle vicinanze c’è il Cinema Massimo-MNC, dove vengono proiettate le ultime uscite indie; serve anche come luogo per i ben considerati festival cinematografici della città.

4, 5. PALAZZO CARIGNANO: MUSEO NAZIONALE DEL RISORGIMENTO. Torino fu una città chiave per il movimento di unificazione dell’Italia del 19° secolo e divenne la prima capitale del paese, quindi non è sorprendente che si trovi qui il museo nazionale che commemora la creazione del moderno stato italiano. Ospitato nel Palazzo Carignano, una bellezza barocca del XVII secolo il cui architetto Guarino Guarini guardò agli schizzi del Bernini per il Louvre quando lo progettò, questo palazzo principesco è anche il luogo dove si riunì il primo parlamento italiano. Ci sono 30 stanze da visitare con itinerari suggeriti di varia lunghezza, insieme a film che evidenziano le cause, gli eventi e i movimenti democratici dalla Rivoluzione Francese in poi che hanno portato all’unificazione. Qui c’è una doppia possibilità: in linea con il passato regale del palazzo, c’è anche una dimora principesca, l’APPARTAMENTO DEI PRINCIPI DI CARIGNANO, da esplorare con le sue notevoli boiserie dorate, le stanze a specchio e gli elaborati affreschi.

6. MUSEO EGIZIO. Fornendo straordinarie intuizioni sul mondo degli antichi oltre Roma e la Grecia, il Museo Egizio è il più grande deposito dedicato alle antichità egizie fuori dal Cairo ed è tra i musei più visitati d’Italia. I governanti sabaudi, incuriositi da questa cultura estinta e dal mondo faraonico, finanziarono spedizioni per portare alla luce manufatti o acquisirono collezioni di oggetti rari, mentre le incursioni egiziane di Napoleone alla fine del 1700 aumentavano l’interesse per l’egittologia in tutta Europa. Tra i molti pezzi forti del museo: la Tomba di Kha e Merit, le statue di Ramsses II e Amenhotep I, e la collezione di papiri, che il famoso filologo Jean-François Champollion ha studiato nel suo lavoro di decodifica dei geroglifici.

7. LA VENARIA REALE. A circa quarantacinque minuti di auto da Torino, la Venaria fa parte di un gruppo di residenze reali sabaude che ha la designazione di Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e si colloca tra i musei più popolari in Italia. Anche se è stata concepita come un rifugio di campagna e di caccia, Venaria è uno dei più grandi palazzi d’Europa e un capolavoro barocco, parti del quale sono state progettate da uno starchitetto dell’epoca, Filippo Juvarra. Vent’anni fa è stato intrapreso un ambizioso progetto di rivitalizzazione della vasta struttura (il più grande del suo genere in Europa), con migliaia di metri di affreschi e stucchi restaurati. (Dall’epoca di Napoleone fino agli anni 1970, il palazzo era stato usato dai militari). Una mostra permanente che attraversa il piano terra e il piano nobile racconta la vita alla corte dei Savoia con varie stanze arredate in stile XVII e XVIII secolo e installazioni create dal regista Peter Greenaway. Tra i dipinti esposti ci sono opere di Rubens, van Dyck e i Breughel, Younger e Older. La Grande Galea è uno degli spazi pubblici più impressionanti d’Italia.